E’questo il succo dell’intervista che Akinwumi Adesina, ministro Nigeriano dell’agricoltura, ha rilasciato a seguito dei lavori dell’ultimo G8. “E’ troppo presto, ha aggiunto, per parlare di risultati della Nuova Alleanza per la sicurezza alimentare e la nutrizione rilanciata all’incontro degli otto grandi, ma va elogiato lo sforzo, tuttavia, come un passo positivo verso la rimozione dell’agricoltura dalla “retorica dello sviluppo”.
La Nigeria, insieme a Ghana, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Etiopia, Mozambico e Tanzania, è appena diventata ufficialmente partner della New Alliance for Food Security and Nutrition del G8, il programma che ha l’obiettivo di risollevare 50 milioni di persone dalle condizioni di povertà per i prossimi dieci anni, mirando ad azioni che riguardano soprattutto l’incremento degli investimenti privati e ad aprire le risorse naturali e i mercati africani alle multinazionali. Gli impegni assunti negli accordi quadro parlano di creazione di un ‘ambiente favorevole’ per le imprese nel settore agricolo con un’attenzione ai produttori locali di piccola scala, al coinvolgimento delle classi sociali più emarginate e delle donne.
Diverse organizzazioni e reti della società civile hanno sollevato critiche importanti a questo gigantesco programma di investimenti che vede l’adesione , dal Comitato sulla Sicurezza Alimentare (CFS) dell’Onu, a Concord, dal CIDSE al Comitato italiano per la sovranità alimentare, CISA, che ha recentemente chiesto al governo italiano di non appoggiare questa iniziativa. Nel mirino delle ONG soprattutto il rischio land grabbing, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, che rischiano di causare danni alla biodiversità agricola e gli impatti ambientali e sociali che gli investimenti massicci della New Alliance produrrebbero.
Per Adesina “L’agricoltura è un settore con cui dovremmo creare un sacco di ricchezza, e non certo gestire la povertà. L’Africa non deve aver paura della crescita, in Nigeria, noi accogliamo con favore i grandi players, ma abbiamo intenzione di gestire l’investimento in modo tale che avvantaggi i piccoli agricoltori. Ad oggi già 28 grandi aziende hanno firmato lettere di intenti per investimenti in Nigeria nel settore agricolo per un valore di oltre 3 miliardi di dollari, queste aziende non lo fanno per sconfiggere la povertà ma per incrementare il loro business”.
Barack Obama, durante il suo ultimo tour africano, ha espresso lo stesso concetto in modo più politically correct “Food security is a moral imperative, but it’s also an economic imperative”, sono proprio gli Stati Uniti infatti i leader e primi promotori della New Alliance. Inutile nascondere che per Obama la New Alliance è un modo per riprendere terreno in Africa sul fronte degli investimenti esteri statunitensi. Negli ultimi anni infatti la Cina ha portato a casa dai viaggi in Africa investimenti per circa 40 miliardi di dollari e il consolidando di un modello di penetrazione economica fatto di opere infrastrutturali in cambio dell’accesso privilegiato alle risorse agricole, energetiche e minerarie del continente. Nel 2000, a fronte di un commercio statunitense con l’Africa pari a circa 30 miliardi di dollari, l’interscambio Africa-Cina si fermava a 10 miliardi. Oggi gli scambi economici tra il colosso asiatico e l’Africa sono pari a 160 miliardi annui e superano di circa 4 volte quelli con gli Stati Uniti.
Per lo scrittore/attivista Raj Patel, consigliere del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto al cibo, la Nuova Alleanza non raggiungerà i suoi obiettivi in termini di lotta alla povertà poiché si concentra sull’aumento della produzione di cibo, ma la ragione della fame non è la carenza di cibo, piuttosto la povertà. “Questa iniziativa sta essenzialmente spianando la strada alle grandi imprese, sia africane che internazionali, per disporre di risorse africane nel mercato africano, piuttosto che affrontare la ragioni profonde della povera”.
Come a dire “Fighting poverty is a development activity, it’s not a business”.